Chameleon nasce dall’intenzione di creare due superfici di base che, dialogando fra loro ed allo stesso tempo con un numero sempre diverso di altre parti, possano dare vita a strutture che si muovano nelle tre dimensioni e manipolabili a proprio piacimento. L’idea iniziale prende vita dall’osservazione delle varie connessioni che esistono intorno a noi (spaziali, strutturali e naturali) le quali hanno messo in evidenza come l’unione di parti diverse sia in grado di contribuire alla creazione di relazioni uniche e dalle forme sempre diverse. L’osservazione delle connessioni presenti negli alberi, in particolare quelle tra rami e foglie, è servita a ricreare quell’effetto di trasparenza, di sfumatura fra le parti e di flessibilità nelle forme che solo scrutando la natura è possibile ricreare.

L’ispirazione per la creazione delle figure di questo lavoro deriva dagli studi di Maurits Cornelis Escher (1898-1972) sulle forme organiche, ossia le forme composte da esseri viventi. L’intento iniziale era quello di creare una forma dalle linee curve che potesse rifarsi agli studi sopra citati. Tramite l’uso di archi di circonferenza e tagli di linee rette è stato possibile definire due forme complementari. Le due superfici che compongono Chameleon sono state ricavate lavorando lo stesso rettangolo di materiale semi-trasparente. Questa scelta ha fatto si che la sottrazione dell’una crei la forma dell’altra e viceversa, minimizzando in questo modo lo spreco di materiale e massimizzando la compattezza dell’oggetto. Le due superfici, la prima chiamata Leaf, perché ricorda la forma di una foglia, e la seconda chiamata Leon, che riprende le fattezze di un camaleonte, sono state pensate con due zone al cui centro sono stati praticati dei fori per l’immissione della vite di ancoraggio delle parti. A questo punto, l’ultima cosa che andava apportata al lavoro era uno smusso delle punte rimanenti di qualche millimetro, in grado di garantire coerenza alle forme e morbidezza al tatto. La delicatezza delle curve e la duttilità del materiale, i diversi colori con cui si possono comporre le strutture permettono di donare alle realizzazioni ampio respiro dal punto di vista progettuale.

Proprio come l’animale da cui prende il nome, Chamelion cambia costantemente sotto le mani di chi lo usa. In questo senso, esso da vita ad un gioco che si esplica nella scoperta dei comportamenti delle superfici e delle forme, le quali posso essere distorte o aggregate ad altre ancora diverse in una sfida continua con le parti, con se stessi e con la propria fantasia. Inoltre, la natura di Chameleon permette che si possa immaginare la realizzazione di aree percorribili dove le sue forme, le ombre che crea l’intrecciarsi di linee ed i colori dei materiali diano la possibilità di allestire spazi originali e fantasiosi.