Inside è una macchina che riunisce in sé i concetti opposti di regolarità e casualità, espressi l’uno da un meccanismo che sfrutta l’acciaio armonico, l’altro da un nastro di organza. Questi due elementi sono in totale simbiosi, lo srotolarsi del primo provoca un conseguente movimento casuale dell’altro. Da qui nasce tutto il suo fascino. Il sistema, racchiuso all’interno di una sfera trasparente, entra in contatto con l’uomo tramite un singolo elemento, una chiavetta, che nel momento in cui viene rilasciata genera una serie di movimenti a catena. La fascetta di acciaio armonico si allenta, la barretta di ferro gira su se stessa, l’asta di plexiglass crea un movimento circolare e il nastro si attorciglia, si deforma, si dispiega, urta le pareti della sfera. E’ un susseguirsi di attimi sempre diversi e inaspettati. E poi l’ultimo elemento, quello che permette al sistema di accedere all’esterno, il foro decentrato della sfera. E il nastro lo evita, lo sfiora, lo oltrepassa, non puoi saperlo, finché non accade.
Una macchina in continuo divenire, che crea configurazioni spaziali sempre diverse, comandate dal caso. Un “bruco” nella mela.