Il progetto nasce dall’intenzione di avvicinare l’utente, inconsapevole della potenza che la psicologia della Gestalt esercita sulla mente, al mondo delle percezioni, in particolare quelle legate al movimento.
La macchina in questo caso diventa strumento a servizio dell’indagine sensoriale di un movimento inesistente ma percepito.

Effetto tunnel | Esperienza numero 1 Gli esperimenti di Albert Michotte “sull’effetto tunnel” hanno dimostrato che l’identità percettiva si può conservare anche quando il percorso del movimento viene interrotto, ad esempio quando un oggetto in moto scompare alla vista perché passa all’interno di un tunnel o dietro a un muro. In condizioni ottimali, l’osservatore vede l’identico oggetto continuare un percorso unitario anche se temporaneamente nascosto.

Quadrati obliqui | Esperienza numero 2I quadrati bianchi e neri sono tutti perfettamente uguali. Vengono percepiti però con inclinazioni diverse tanto da far sembrare ogni riga inclinata rispetto alla precedente. Questo espediente grafico indaga il rapporto tra pieni e vuoti, bianco e nero.

Movimento stroboscopico | Esperienza numero 3Fino a che punto percepiamo un percorso? A quale distanza devono essere posizionati dei fori per permettere una visione d’insieme? Questi sono gli interrogativi che hanno mosso l’evoluzione dell’esperienza numero 3. Partendo da un disco centrale sono state applicate rispettivamente nella faccia superiore e in quella inferiore due grafiche studiate sulla base  dei fori posti su altri due dischi che compongono una struttura a sandwich. I fori posizionati a distanza ravvicinata vengono percepiti come entità unica, mentre se disposti in modo rado sembrano elementi a se stanti. Con un tempo di esposizione lungo salta all’occhio come, aumentando la velocità di rotazione e di conseguenza diminuendo il tempo tra un foro e l’altro, il cerchio e la spirale disegnati dai fori stessi diventano riconoscibili.

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