Trasformare un fascio di luce, intenso, artificiale, nell’anima di un elemento vivo. Imprigionato in uno scrigno dall’apparente rigore geometrico si nasconde l’essenza dell’elemento stesso che contiene il tutto. È la metamorfosi geometrica di un foglio di carta che diventa cilindro e poi collassa su se stesso, con garbo, minuziosamente si ripiega come se il suo elemento primordiale volesse imprigionarlo dentro di se, come una volta, quando erano entrambi parte di un unico elemento.
Basta un gesto, una piccola rotazione e lo scrigno si scompone dividendosi in due parti simmetriche, lasciando spazio al sottile foglio che si risveglia, ed intorpidito si spacchetta lentamente lasciando intravedere il fascio luminoso che lo attraversa e lo anima. Si scopre la composizione geometrica del cilindro che si deforma in relazione ai movimenti delle due estremità che lo contengono, i rigonfiamenti e le torsioni della carta lasciano spazio alla luce che spinge all’interno dell’elemento. Questo flusso luminoso prevale solo al buio sottolineando la mutevole morfologia dello strato di carta sottolineando la sua natura grafica e i suoi cromatismi. Il tutto lentamente si ridimensiona, le due estremità si riavvicinano e l’anima di carta torna a collassare su se stessa imprigionata nuovamente nello scrigno che si ricompone nascondendo luci colori e forme al suo interno. Manipolare il colore, manipolare la luce e la forma allo stesso tempo.