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Flatlandia è un classico del XIX secolo scritto da Edwin Abbott. Il libro racconta la vita di un quadrato, abitante di un ipotetico universo bidimensionale, che entra in contatto con una sfera, abitante di un universo tridimensionale, che lo illumina sulla presenza della terza dimensione. Il senso profondo del libro sta nel cercare di far comprendere la limitatezza dei nostri sensi e delle nostre visioni. Prendendo come fonte di ispirazione questo libro è stato realizzato un oggetto che riflette anch’esso sulla progressione spaziale e che incarna le stesse per far riflettere a sua volta. Ogni pagina (riferimento spaziale) e l’atto dello sfogliare (riferimento temporale) possono essere immaginati come un momento specifico all’interno della nostra realtà. Nella vita reale non vi è possibilità di instaurare un collegamento fra diversi momenti. La struttura a fisarmonica dell’oggetto, avente tagli e pieghe, permette di mettere in comunicazione questi momenti diventando metafora visiva di quello che nella nostra realtà tridimensionale non é possibile.


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